Il Dhammapada è il testo più popolare del canone buddista e uno dei più antichi. Si tratta di una raccolta di versi (pada) messa per iscritto in lingua pâli probabilmente nel I secolo a. C. e composta di discorsi pronunciati dal Buddha stesso. Con un linguaggio allo stesso tempo spoglio e immaginoso, semplice e complesso, vi sono esposti i principi fondamentali del buddismo, ovvero la dottrina spirituale e morale (dhamma) che conduce, attraverso l’influsso delle buone e cattive azioni (karma), alla liberazione dal ciclo delle reincarnazioni, quindi alla fine della sofferenza e alla felicità eterna (nirvâna).
Paolo Emilio Pavolini (1864 – 1942) fu un insigne filologo e traduttore italiano, considerato uno dei maggiori studiosi del Novecento nel campo delle lingue e letterature nordiche e orientali. Professore di sanscrito all’Università di Firenze dal 1901 al 1935, si distinse come illustre indologo, dedicandosi a traduzioni e studi approfonditi sull’epica indiana, il buddhismo e il jainismo. Intraprese inoltre lo studio di numerose altre lingue, realizzando importanti traduzioni dal finlandese, dal greco e dal polacco. Partecipò attivamente alla vita accademica e a diverse società scientifiche, come la Società asiatica italiana, di cui fu presidente dal 1916 al 1940.