Pubblicato il 24 ottobre 1929 e basato su due conferenze tenute da Virginia Woolf nei college femminili di Cambridge, questo libro è un saggio sul rapporto tra le donne e la letteratura per nulla convenzionale: consapevole che avere la verità in tasca è solo un’illusione, la scrittrice inglese preferisce fare un racconto, tra realtà e finzione, del percorso accidentato attraverso cui è giunta alle sue opinioni sull’argomento: la necessità dell’indipendenza economica e della lotta contro il patriarcato, il valore della «libertà intellettuale» e dell’essere sé stesse, l’identificazione del genio con la «mente androgina», l’importanza di preservare la diversità dei valori femminili e di creare un linguaggio letterario a essa adatto. Scritto in una prosa appassionata, pervasa di humour e ironia tagliente, a tratti polemica e sarcastica, Una stanza tutta per sé è una pietra miliare del femminismo e un’analisi acuta che frantuma gli schemi della critica letteraria e sociale.